Teatro Comunale Giuseppe Verdi
venerdì 30 novembre 2018
ore 20:45

Marta Cuscunà
IL CANTO DELLA CADUTA
Liberamente ispirato al mito del regno di Fanes

fonti di pensiero e parole: Kläre French-Wieser; Carol Gilligan; Ulrike Kindle; Giuliana Musso; Heinrich von Kleist; Christa Wolf.

Il mito di Fanes è una tradizione popolare dei Ladini, una piccola minoranza etnica che vive nelle valli centrali delle Dolomiti. È un ciclo epico che racconta di un regno pacifico guidato da donne regine, distrutto dall’inizio di un’epoca del dominio e della spada. È il canto nero della caduta nell’orrore della guerra.
Oggi siamo ancora immersi in un sistema di guerre incessanti. Sembra che la guerra sia parte inevitabile del destino dell’umanità.
Il mito di Fanes, invece, narra di un tempo d’oro della pace che è andato perduto.
Il canto della caduta vuole portare alla luce il racconto di come eravamo, di quell’alternativa sociale auspicabile per il futuro dell’umanità che viene presentata sempre come un’utopia irrealizzabile. E che invece, forse, è già esistita.
L’archeomitologa Marija Gimbutas, infatti, nel saggio “Il linguaggio della Dea” ricostruisce un’Europa antica molto diversa da quella che ha prevalso successivamente, in cui le società, basate su una presenza femminile che poteva essere centrale nella visione del sacro e della struttura sociale, erano prevalentemente egualitarie e pacifiche. Il mito di Fanes sembra raccontare proprio quel punto nella preistoria della civiltà europea in cui la nostra evoluzione culturale sarebbe stata letteralmente sconvolta.
Il canto della caduta parla di guerra attraverso un racconto diverso da quello a cui ci hanno assuefatto i telegiornali, in cui la distruzione bellica è talmente esibita da risultare ormai inoffensiva.
La guerra non si vede mai sulla scena. Eppure c’è, restituita al pubblico dal punto di vista degli unici personaggi che ne traggono sempre vantaggio: i corvi.
ll protagonista principale dello spettacolo, infatti, è uno stormo di corvi animatronici, manovrati attraverso joystick meccanici, progettati e realizzati dalla scenografa Paola Villani.
Il tentativo che sta alla base del progetto scenografico è quello di scardinare l’immaginario del teatro di figura, che in Italia è ancora molto legato alla tradizione popolare, attraverso la scelta di utilizzare per la movimentazione dei pupazzi, alcune tecnologie comunemente applicate al mondo degli effetti speciali per il cinema e realizzati con elementi di componentistica industriale.

di e con Marta Cuscunà
progettazione e realizzazione animatronica Paola Villani
assistente alla regia Marco Rogante
co-produzione Centrale Fies, CSS Teatro stabile d’innovazione del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Torino, São Luiz Teatro Municipal | Lisbona
in collaborazione con Teatro Stabile di Bolzano, A Tarumba Teatro de Marionetas | Lisbona

Marta Cuscunà fa parte del progetto Fies Factory di Centrale Fies

Si segnala la presenza di forti e ripetuti suoni disturbanti e frequenti lampi di luce durante lo spettacolo.

Gallery

Condividi questo post!