Il teatro da tavolo di Claudio Montagna 

TARZAN 

con la collaborazione di Associazione Teatro e Società per la realizzazione degli oggetti di scenici

Tarzan delle scimmie, quello dei venticinque romanzi di Edgar Rice Burroughs, appena vede Jane si innamora di lei. Per lei rinnega secoli di oscuro e lontano passato, abbandona la sua caverna di uomo primitivo e il gonnellino di antilope, e si precipita a Baltimora per chiederla in moglie. Ma gli va male.
Qui inizia il nostro racconto. Tarzan decide di tornare nella sua foresta. Ma, di nuovo, qualcosa non va. Tutto non va. Però Tarzan non se ne accorge e si aspetta da un momento all’altro di essere di nuovo riconosciuto Re.
Finalmente la foresta gli risponde, la grande scimmia Kala, sua madre adottiva ormai morta, gli risponde, Cita gli risponde. Lo travolgono con risposte emozionanti, vivaci, colorate: troppo? Sì, alcune sembrano troppo colorate.
Toccherà a lui scoprire la realtà, da solo, dopo aver fatto una scelta libera. Libertà inevitabile per un uomo, che però Tarzan avrebbe tanto voluto evitare.

Silos

un omaggio a Pasolini attraverso la ricerca di un giovane nell’anno 2099
“Mi chiamo Daniel e sono del novantanove. Duemila e novantanove… Io questo Pasolini non lo trovo da nessuna parte. Probabilmente è finito nei silos. Là dentro infatti stanno ammucchiate da anni tutte quelle inutili scritture di righe brevi, lunghe e le pagine piene. Di sicuro dovrò andare a cercare là.”
Inizia così un percorso che conduce un ragazzo poco più che ventenne, tormentato come lo sono i suoi coetanei, a scoprire il modo di trasformare il tormento in bellezza, e la bellezza in salvezza.
Grazie a una bellissima giovane donna (Mnemosine, la dea della memoria e madre delle muse) Daniel scopre Pier Paolo Pasolini e questa rivelazione lo sconvolge. La sincerità, il desiderio di assoluto, l’amare sconfinato, il saper tradurre ogni tormento in estasi di parole, il gridare con immagini e racconti la sua fede nei valori e l’odio per l’ipocrisia del giovane autore, fanno scoprire a Daniel un modo di vivere e di pensare che nemmeno immaginava. Nel 2099, infatti, non si mira che a produttività, velocità e certezza e non c’è spazio per la vastità delle idee, per il dubbio o per le alternative.