(I racconti del dinosauro)

“La nostra scuola era molto piccola, soprattutto se vista da lontano. Si chiamava Libro Cuore ed era l’ultima casa del paese di fianco al cimitero, giù verso il faro /…/ Di alunni eravamo appena in tre: due maschi , Gildo Ticò e Ciccio Cobello, e una femmina, Lalla Mabella, cioè io. I maschi erano di più ma se contiamo la maestra Maccabei e la bidella Elda vincevamo noi ed erano loro in minoranza. (…) Tutti e tre sapevamo fare un sacco di cose: (elencando con le dita) allacciarci le scarpe, far barchette di carta, giocare a battaglia navale, costruire armi preistoriche, cioè fionde… (delusa) e basta… anzi no! Sapevamo distinguere tra le cose impossibili, possibili e certe. Ad esempio: era il fantasma del vecchio direttore che di notte faceva sparire le merendine dal distributore? Possibile. Si poteva sperare il venerdì in un menù diverso dal filetto di merluzzo? Impossibile. E una cosa certa? La storia che sto per raccontarvi.”

Così comincia Puntindelfarobellavistasulmar (I racconti del dinosauro).
E’ Lalla, diventata adulta, a raccontare fatti che risalgono alla sua infanzia. Nel paese di Puntino la scuola elementare ha solo tre bambini e se non arriveranno nuove adesioni entro breve tempo, dovrà chiudere. Lalla ha un’idea: iscriveranno alla scuola i loro compagni di giochi. Si dovrà fare una selezione con test d’ingresso a due Barbie, un robot, un tirannosauro, un pinguino di gomma, a Pina, la gallina di peluche e alla statuina da collezione del gladiatore Decimo Meridio. Lo spettacolo, dedicato in particolar modo ai bambini della Scuola Primaria, vuole affrontare, attraverso metafore e situazioni iperboliche e poetiche, i temi di questa età, le paure, il disagio e le diversità ma soprattutto l’importanza della dimensione fantastica e giocosa nel percorso di crescita.

Lo spettacolo è realizzato con la tecnica del teatro di oggetti e di figura. La narratrice è allo stesso tempo animatrice, personaggio e io narrante.